I recenti eventi e le contingenze internazionali hanno avuto, come previsto, un impatto eccezionale sui prezzi delle materie prime e dell’energia. L’inflazione, in Italia così come in tutti i paesi europei, ha subito un’impennata: solo una gestione attenta dei consumi può aiutare il cittadino a non avere spiacevoli sorprese in bollette e, al contempo, farlo contribuire al benessere ambientale.
Considerato che il costo dell’energia sta avendo un grosso impatto sul portafoglio delle famiglie italiane, l’unico modo per fermare l’emorragia è di utilizzare elettrodomestici di classe energetica alta e migliorare l’uso di quelli che consumano di più. Secondo un recente studio di Selectra, servizio che monitora i costi di luce, gas e internet per aziende e privati, gli elettrodomestici che consumano più energia (calcolato in consumo orario: kWh) in rapporto al costo in bolletta (calcolato su Euro all’ora) sono nell’ordine la stufetta elettrica (2 kWh x 0,90 Euro/ora), il bollitore (1,6 kWh x 0,73 Euro/ora) e l’asciugacapelli (1,6 kWh x 0,72 Euro/ora). Seguono poi la friggitrice ad aria (1,5 kWh x 0,68 Euro/ora), la piastra per capelli (1,3 kWh x 0,59 Euro/ora), l’asciugatrice (1,2 kWh x 0,53 Euro/ora) e il ferro da stiro (1 kWh x 0,45 Euro/ora). Sotto la soglia del kilowattora si attestano il forno elettrico (0,9 kWh x 0,42 Euro/ora) e l’aspirapolvere (0,8 kWh x 0,36 Euro/ora), ma anche il condizionatore, che consuma 0,7 kWh x 0,32 Euro/ora, seguito da lavatrice e lavastoviglie, entrambe con un consumo di 0,3 kWh.
Chiaramente, per avere un quadro più completo occorre distinguere le utenze che vengono utilizzate per un breve lasso di tempo, da quelle che, invece, hanno un utilizzo prolungato anche oltre l’ora di tempo (es. condizionatore) e che, quindi, avranno un impatto importante in bolletta e in termini di energia consumata, così come va tenuto conto di quelli di uso più o meno quotidiano come lavatrice e lavastoviglie.
Più in generale, per ridurre i consumi domestici, in questo periodo estivo bastano alcuni comportamenti quotidiani che, se ripetuti abitualmente, contribuiscono a considerevoli risparmi: per esempio si possono spegnere le luci o limitarne l’uso (una lampadina da 60 Watt accesa per un’ora in meno al giorno è un importante risparmio di energia elettrica all’anno, meglio ancora se si usano le lampadine al LED), non aprire le finestre per mantenere la temperatura interna, spegnere oppure non lasciare attaccati al caricatore computer, tablet e telefoni se non vi è un urgente bisogno di usarli, non lasciare in stand-by apparecchi come televisione, decoder e così via, evitare di fare una lavatrice al giorno, fare un uso più razionale dell’acqua calda e anche non esagerare con la temperatura interna delle abitazioni e con le ore di accensione degli impianti. Ovviamente una grossa mano al risparmio è data da fonti rinnovabili e alternative per la produzione di energia elettrica o termica: sistemi che permettono alle abitazioni di essere indipendenti dalle forniture esterne di corrente elettrica e altri combustibili.
In Italia, uno dei maggiori ostacoli che impediscono pratiche virtuose ed efficienza energetica è la vetusta situazione delle abitazioni civili. Infatti, nell’ultimo trentennio il settore civile ha distanziato sempre più gli altri principali settori (industria e trasporti) per quel che riguarda il consumo di energia di un impressionante 40 per cento. In Italia, solo il 15 per cento degli edifici è di classe C o superiore. Il settore residenziale è quello che ha prestazioni energetiche inferiori a causa di manufatti vecchi e poco efficienti: dei quasi 31 milioni di alloggi in Italia sono circa 16 milioni quelli costruiti nel lungo periodo che va dal dopoguerra al 1980. Essi si caratterizzano per una scarsa qualità progettuale, costruttiva e funzionale e, di conseguenza, hanno limiti gestionali importanti. Per far fronte alla situazione a livello di consumo energetico e, di rimando, di spesa per cittadini e famiglie, è necessario ristrutturare e produrre migliorie in linea con gli attuali standard.
Intanto, da inizio agosto 2022 è entrato in vigore, come misura straordinaria e temporanea, il regolamento del Consiglio Europeo che prevede una riduzione dei consumi di gas del 15 per cento su base volontaria. La misura è prevista almeno fino al 31 marzo 2023 e si basa sui dati relativi al consumo medio degli ultimi cinque anni. Il contenimento della domanda di gas naturale si è reso necessario a causa della guerra in Ucraina e in previsione di un’eventuale interruzione delle forniture da parte della Russia nel prossimo inverno. Se ciò dovesse malauguratamente accadere potrebbe scattare lo stato di allerta, che dovrà essere proposto direttamente dalla Commissione Europea o da almeno cinque stati membri, trasformando la volontarietà di riduzione dei consumi di gas in un vero e proprio obbligo. Ad ora, tra le deroghe al regolamento, l’Italia potrà limitarsi a un 7 per cento di riduzione nei consumi in previsione del raggiungimento dei livelli di stoccaggio predisposti dal “Piano Repower EU” e un’esportazione inferiore al 50 per cento.