La bicicletta del futuro è già qui

Boom di e-bike sostenibili e circolari… E il Pianeta ringrazia.

Grazie all’utilizzo della plastica riciclata alle batterie smontabili, oggi il campo delle biciclette elettriche guarda sempre di più all’economia circolare. Negli ultimi tempi la richiesta di e-bike – e quindi anche dei relativi accessori – da parte dei consumatori ha fatto un grande balzo in avanti. Infatti, senza tener conto dei professionisti della due ruote per eccellenza, sono i ciclisti quotidiani che stanno scoprendo sempre di più la comodità delle biciclette tecnologiche di ultimissima generazione.

Da uno studio svedese, Paese in cui le piste ciclabili abbondano e l’uso della bicicletta è uno stile di vita, pare proprio che alcuni sconti sulle biciclette elettriche abbiano determinato un vero e proprio boom di acquisti. Ciò ha di conseguenza portato a una riduzione sostanziale nell’uso dell’automobile, a un significativo risparmio per il portafoglio di quasi 560 euro all’anno, nonché a ridurre le emissioni di carbonio nell’aria di 1,3 tonnellate. Pare proprio che, una volta entrate a far parte dell’uso comune, la voglia di emulazione abbia giocato un ruolo fondamentale nell’approccio dei cittadini al nuovo mezzo di trasporto. Anche in altri Paesi europei il mercato della bicicletta elettrica ha toccato livelli decisamente interessanti. In Francia la crescita è stata del 28 per cento nel 2021 e le e-bike rappresentano il 60 per cento dei ricavi di vendita nel mercato delle biciclette: quasi una su quattro.

 

Se da una parte il boom viene recepito con particolare euforia, anche in merito all’abbassamento delle emissioni di gas nell’atmosfera, da un’altra, però, si pone sempre l’annoso problema che riguarda costi di produzione e carenza di materie prime. Per fortuna, ci sono giovani aziende che stanno cercando di trovare le soluzioni guardando alle buone pratiche dell’economia circolare. Per esempio, la start up “Upway” si concentra sulla riparazione dei mezzi acquistando e-bike usate: una volta tirate a lucido da meccanici professionisti, esse vengono re-immesse sul mercato praticamente come nuove. Queste bici con pedalata assistita di seconda mano, più economiche del 60 per cento rispetto a quelle di prima mano, vengono anche consegnate a casa del cliente in pochi giorni e comprendono anche la garanzia di un anno. Un’idea che sta avendo un grande successo.

L’altra faccia della medaglia riguarda il riciclo e il riutilizzo delle batterie, la maggior parte delle quali durano solo dai tre ai sette anni. Anche in questo caso, fortunatamente, le idee non mancano. Grazie alla sempre maggior attenzione verso la delicata situazione climatica del Pianeta, la start-up francese “Gouach” ha creato una nuova batteria riparabile che consente un aumento della durata della batteria, ma anche una riduzione dell’impronta di carbonio fino al 70 per cento.

Dal canto suo l’azienda tedesca “Igus” guarda alle sperimentazioni circolari con la realizzazione di una bicicletta urbana fatta interamente con plastica monouso riciclata, compresa la catena. Infatti, tutti i componenti sono di plastica, non arrugginisce e non serve nemmeno l’olio lubrificante. Si tratta, come si può ben immaginare, di una vera e propria rivoluzione. In attesa della versione anche in e-bike, il lancio sul mercato della bici in plastica monouso è previsto per il 2023.

In Italia, purtroppo, siamo ancora un po’ indietro rispetto ai nostri partner europei. Infatti, non da molto è stato confermato come la mobilità sostenibile sia ancora un sogno per molte città italiane. Il rapporto “MobilitAria 2022” del Kyoto Club non lascia spazio a fraintendimenti. In Italia la situazione riguardante trasporto pubblico, piste ciclabili e servizi di sharing, anche paragonata ad altre città europee e in un’ottica ambientale, di salute e di qualità della vita, lascia ancora molto a desiderare: stando al rapporto “Pan-European City Rating and Ranking on Urban Mobility for Liveable Cities” (2022) della Clean Cities Campaign (CCC), mentre per alcune città europee con la pandemia di Covid-19 si è iniziata a ripensare la mobilità urbana e si è imposta un’accelerazione alla transizione ecologica a livello urbano, in Italia si sono fatti passi indietro… Torino, Roma e Napoli sono tra le cinque città europee, sempre secondo la classifica di “Clean Cities Campaign”, con meno spazio dedicato a pedoni e biciclette. In particolare, Roma rientra tra le cinque città con meno opportunità di andare in bici con solamente il 2,6 per cento della rete viaria dedicata e, purtroppo, un triste primato: le strade della Capitale sono le meno sicure d’Europa. L’unico modo per fermare questa strage silenziosa e contribuire anche a salvaguardare l’ecosistema è restituire le strade ai pedoni e ai ciclisti.