C’è chi ama l’autunno per i colori e quel senso di malinconia che la natura regala a ogni sguardo, c’è chi, invece, lo odia per il clima uggioso e scuro, per i panorami scheletrici degli alberi. Per alcuni studiosi del Leibniz-Institut für Agrartechnik und Bioökonomie di Potsdam, d’altro canto, l’autunno si rivela un’ottima opportunità: sotto la lente d’ingrandimento degli scienziati ci sono finite proprio le foglie che ricoprono prati, strade e marciapiedi, le quali possono essere utilizzate per produrre biogas, coprire il fabbisogno energetico delle persone e supportare la lotta al cambiamento climatico. Insomma, è ancora una volta la natura che corre in aiuto dell’essere umano mostrandogli nuove strade per raggiungere la sicurezza energetica.
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Le foglie degli alberi autunnali, infatti, sono residui generati annualmente, che di solito fanno la fine del compost. In realtà, esse possono anche essere utilizzate come materia prima per la produzione di biogas. Lo studio di A. de J. Vargas-Soplín, A. Prochnow, C. Herrmann, B. Tscheuschner e U. Kreidenweis, intitolato “The potential for biogas production from autumn tree leaves to supply energy and reduce greenhouse gas emissions – A case study from the city of Berlin”, pubblicato online quest’anno sulla rivista scientifica “Resources, Conservation and Recycling”, analizza tre scenari per valutare come questi rifiuti organici possano tornare utili alla produzione di energia.
Il primo caso si sofferma sul business del compostaggio, ovvero lo scenario classico, evidenziandone pro e contro, il secondo caso entra nel merito della produzione di biogas dalle foglie raccolte nella città, mentre il terzo case study approfondisce la fase di pretrattamento delle foglie prima che esse vengano immesse nella filiera della produzione di biogas. Le emissioni di gas serra e il potenziale di produzione di energia sono stati calcolati utilizzando il modello di impatto sull’utilizzo delle risorse biologiche chiamato BIORIM (Biological Resource Utilization Impacts), e considerando l’ubicazione e la capacità degli impianti di biogas agricoli esistenti. Particolare attenzione è stata posta sul decadimento delle foglie prima del loro ingresso nell’impianto di biogas.
Anche se, ovviamente, sono necessarie ulteriori ricerche in merito ai costi e alla fattibilità logistica per una corretta attuazione del sistema in futuro, il confronto complessivo ha mostrato che gli scienziati non hanno sbagliato le loro supposizioni: infatti, gli scenari relativi al biogas hanno avuto una performance migliore in termini di emissioni di gas serra (-140,1 kg di CO2eq per tonnellata di foglie per il biogas e -167,4 kg di CO2eq per il pretrattamento prima del biogas) rispetto al normale scenario di compostaggio (49,0 kg di CO2eq). Le foglie pretrattate, inoltre, hanno prodotto le emissioni nette più basse e la più alta produzione di energia per tonnellata di materia prima. Le misure per ridurre il decadimento delle foglie, come l’aumento del carico nell’impianto di biogas, hanno comportato minori emissioni nette e una maggiore produzione di energia.
L’utilizzo delle foglie degli alberi per la produzione di biogas, dunque, rappresenterebbe una fonte di energia alternativa, che potrebbe ridurre la quota di combustibili fossili e di elettricità importata.