Circularity Gap Report 2023

L’economia circolare globale arranca.

«Emergency on Planet Earth!» cantava Jamiroquai nei lontani anni Novanta… Oggi lo stiamo di nuovo gridando. Lo stato dell’economia circolare a livello mondiale, infatti, non è affatto salutare, anzi, sprechiamo più del 90 per cento delle risorse! Dei 100 miliardi di tonnellate di materiali vergini estratti ogni anno sul Pianeta, solo il 7,2 per cento rientra nell’economia. I dati non sono per nulla confortanti. Se posti a confronto col passato, lasciano a bocca aperta: negli ultimi sei anni l’economia globale ha estratto e utilizzato quasi tanti materiali quanti nel corso dell’intero ventesimo secolo!

Secondo il Circularity Gap Report 2023 redatto da Circle Economy e presentato lo scorso gennaio durante il World Economic Forum di Davos, in Svizzera, abbiamo già superato 5 dei 9 punti liminali, spie dello stato di salute di terra, acqua e aria. Solamente con un approccio che sia davvero circolare sarà possibile invertire la rotta riducendo di almeno un terzo l’estrazione e il consumo di materia prima a livello mondiale. In tal modo, si potrebbe riuscire a soddisfare il fabbisogno globale di risorse, energia e materiali utilizzando solo il 70 per cento di quanto al momento estraiamo. Infatti, gli attuali processi lineari non solo indeboliscono i materiali finiti del Pianeta, ma producono anche tonnellate di emissioni di gas serra e rifiuti, una parte considerevole dei quali può essere prevenuta. 

Ci sono quattro settori, anzi meglio dire sistemi, che fanno la parte del leone, cioè che sono responsabili della maggior parte delle emissioni e dei rifiuti globali: edilizia, agroalimentare, mobilità e trasporti, beni di consumo e prodotti industriali. È sempre più necessario e pressante passare a una transizione dai combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabili e nella riduzione della domanda di minerali ad alto volume, come sabbia e ghiaia, che sono ampiamente utilizzati per abitazioni e infrastrutture. Le azioni virtuose da metter in campo prevedono un aumento dell’efficienza energetica degli edifici esistenti, senza costruirne di nuovi, un approccio alimentare circolare che garantisca la massima riduzione degli sprechi, l’implemento del trasporto pubblico e dei veicoli elettrici, il prolungamento della vita degli oggetti prodotti e acquistati. 

Il sistema agroalimentare è, da solo, responsabile di un terzo delle emissioni globali di gas serra, l’8-10 per cento delle quali è dovuto alla produzione di cibo perso e sprecato. Il passaggio a un sistema alimentare circolare favorirebbe la riduzione degli sprechi alimentari migliorando la gestione dei trasporti e dello stoccaggio, sostenendo suoli sani per mantenere la terra coltivabile più a lungo e concentrandosi sui prodotti locali, stagionali e biologici per ridurre la necessità di fertilizzanti tossici, carburante e trasporti. Le attività agricole coprono la metà della superficie abitabile della Terra e sono responsabili ogni anno del 70 per cento dei prelievi di acqua dolce e di un terzo delle emissioni di gas serra. A fronte della crescita della popolazione globale, occorre intervenire con urgenza per rendere il cibo che consumiamo più sano e nutriente, con minore impatto ambientale e adottando una dieta che sposti le calorie dalle proteine animali a cereali, frutta, verdura e noci. 

L’edilizia rappresenta circa il 40 per cento delle emissioni globali di gas serra, con la sola produzione di cemento che contribuisce a circa il 7 per cento della CO2 rilasciata nell’atmosfera a livello globale. Occorrerebbe, tra le altre cose, aumentare l’efficienza energetica degli edifici e riutilizzare il patrimonio edilizio esistente.

Mobilità e trasporti sono uno dei principali motori del cambiamento climatico e dell’acidificazione degli oceani, un settore responsabile di circa il 25 per cento delle emissioni di gas serra a livello globale. Dunque, meglio un sistema di mobilità circolare smart con spostamenti a piedi e in bicicletta, con l’implemento del lavoro a distanza, ma senza dimenticare gli investimenti in trasporti pubblici di alta qualità e la transizione a mezzi di trasporto elettrici.

I beni e i materiali di consumo implicano processi industriali ad alta intensità energetica e l’uso di una grande quantità di materiali. Stando al Circularity Gap Report 2023 ha stimato questo settore produttivo e di consumo è responsabile di oltre un quarto della produzione globale di rifiuti solidi e rifiuti industriali. Per cui attenzione a migliorare le pratiche quotidiane con approcci sostenibili (rifuggire la fast fashion), con la promozione di acquisti responsabili, il prolungamento della vita degli oggetti e il ricorso a un packaging ecosostenibile.

Fonte: circularity-gap.world